L’indomani del 23 giugno 2016 a.D., ho intervistato Sybilla. Di seguito la trascrizione fedele della nostra chiacchierata avvenuta di fronte a un tramonto in riva al mare.
Questo ciò che mandava lo schermo nel frattempo.
D: Sybilla, viviamo tempi in cui la paura dell’immigrato ci fa sragionare? E, secondo te, come siamo arrivati a questo stato di cose?
R: Ho sempre la sensazione che un po’ si esageri, oggi. Io sono cresciut* in tempi in cui a *omissis = città italiana* c’era Vallanzasca, i fascisti, l’autonomia operaia, e le prime gambizzazioni. Eravamo pieni di speranza per il futuro, questa forse la differenza rispetto ad adesso, sebbene non più in pace di questo attuale momento storico.
Forse solo negli anni ’90 – che pure vedono l’assassinio di Falcone e Borsellino e fatti come le bombe di via Palestro a Milano o ai Gergofili a Firenze, per fare alcuni esempi – abbiamo avuto un senso di maggiore tranquillità a casa.
Al massimo le risse in discoteca, e i primi albanesi. Trovavi un marocchino isolato, ti recitava il Corano, tu gli offrivi un caffè, o gli regalavi scarpe usate. Tutto filava liscio.
Poi arriva la nave Vlora, era il ’91, e solo allora iniziamo a vedere un cambiamento. Ci vogliono anni, però, per realizzare quale meccanismo di cambiamento aveva avuto inizio. Intanto i Balcani vanno a fuoco, ma non ci interessa. Sono qui, accanto a noi, in Europa.
Certo, c’è anche l’Iraq, e ci andiamo pure. Però è lontano. La Somalia… ci inguaiamo a Mogadiscio… ma è sempre tutto piuttosto lontano da noi. La Yugoslavia invece è dietro l’angolo. È Europa. E se abbiamo fermato il massacro – con azioni certamente controverse, come il bombardamento di Belgrado nel ’99 – è anche grazie all’UE. Con un’opinione pubblica che non se ne cura ma neanche polemizza su tutto come fa adesso. A *omissis=città italiana* si sentono i primi vagiti di populismo neofascista… ma ancora sono suoni deboli.
D: Quale, secondo te, il male peggiore dei tempi che viviamo?
R.: Credo la predominanza di un pensiero analogico senza reale fondamento, figlio della “sbornia” new age degli anni ’90, e a sua volta degenerazione delle varie sperimentazioni hippy.
Questo figura una analogia (buffo, eh?) con i primi del novecento, quando in reazione al positivismo esasperato si erano sviluppate le varie pseudo filosofie mistiche tipo teosofia e neopaganesimo, in cui poi fiorì la mistica nazista.
La eccessiva semplificazione, il generalizzare, il cercare solo di comunicare in maniera persuasiva, indipendentemente da cosa davvero si vuole comunicare, la PNL, un sapiente uso della multimedialità, soprattutto grazie a internet, che offre una gran libertà di comunicazione, ma sta sempre più diventando un indiscriminato ricettacolo di ogni cosa, indipendentemente dalla sua attendibilità o meno. Anzi, molto probabilmente sovraccaricato di troppe informazioni proprio per rendere difficile il discernere cosa davvero sia valido e cosa no.
Tutto ciò, nella comunicazione politica, ha aperto la strada a diverse forme di populismo. Storicamente abbiamo visto come fosse l’anticamera del fascismo. Nel 21mo secolo questo possibile fascismo avrà una faccia magari anche molto diversa da quello del secolo scorso – è anche importante che appaia dissimile, proprio perché non associabile immediatamente al fascismo “storico”, e quindi non se ne vedano le analogie.
Questo articolo, per esempio, è molto interessante. Sintetizza bene alcune cose che da tempo sto cercando di dire.
D: Uhm… In giro su facciabùk ho letto alcuni status che riportavano episodi di scherno e bullismo nei confronti degli italiani a Londra. Sembra che la presenza di italiani abbia avuto un peso specifico sul voto umorale di uscire dall’Unione Europea.
R. Ma attacchi ad italiani ci sono sempre stati. Ed in generale a stranieri.
In realtà la società inglese, fortemente classista, ha sempre avuto una lower class aggressiva e spesso intenzionalmente tenuta in tale condizione di aggressività. Basta vedere il fenomeno degli hooligans. Questa Brexit certo potrebbe ulteriormente legittimare atti di razzismo spicciolo.
D: Monti, ospite di Rainews24, parla di gioco “spregiudicato e cinico” da parte del premier britannico David Cameron, per aver voluto il referendum sulla permanenza del Regno Unito in Europa. “E’ abbastanza probabile che nel giro di qualche tempo ci sia la disgregazione europea – afferma – e anche la disgregazione del Regno Unito se, come sembra, Scozia e forse Irlanda del Nord lo lasceranno. Bellissimo risultato per Cameron che è riuscito a distruggere il suo paese e l’Europa”. Tu che ne pensi?
R: Non so se davvero distruggerà l’Europa. Oltretutto ci vorranno almeno due anni per definire l’uscita. Il referendum è solo consultivo, e ha vinto con una maggioranza risicatissima. Ma Cameron è vero che ha cercato di raccattare voti a destra, sbagliando i suoi conti, con un referendum che se vinceva – pur sapendo che sarebbe stato di poco – poteva comunque fare l’anti UE senza assumersi la responsabilità di lasciarla con la scusa che erano gli stessi inglesi a volerlo, e tenendo con sé sotto ricatto (“con noi rimanete nella UE”) Scozia e Irlanda del nord.
Un calcolino piccolo e sbagliato. Il giochino inglese: con l’Europa è sempre stato così “non ci piace, ma ci tocca”.
In questo senso- e solo in questo – la Brexit ha portato alla luce il buco nero dell’ipocrisia inglese.
Oltre a rivelarsi molto più divisi in casa di quanto sembravano, gli inglesi iniziano perfino a interrogarsi sulla democrazia.
D: Chi ha votato in modo favorevole al brexit? Gli umarells sono quelli della middle class, i poveri, i disoccupati?
R.: Sì e no. Uno dei problemi di oggi è appunto l’eccessiva semplificazione, e in ogni contesto. Invece complessità e relativismo – non morale – DOVREBBERO ESSERE I PRINCIPI CUI ISPIRARSI NELL’OSSERVARE LA REALTÀ ATTUALE.
La EU comunque ha erogato milioni di euro a sostegno delle politiche di sviluppo locali. Sarà interessante vedere cosa farà il regno unito senza questi fondi. Se davvero poi esce dall’Europa nel senso in cui la cosa è stata presentata.
Prendi la colpevolizzazione del “voto di pancia”: è indiscutibile che sia stato effettivamente questo il moto ma da parte di chi si ostina a non voler prendere atto del l’evidenza che qualcosa non vada in questa costituzione europea. Considera i golden members che, all’occorrenza, dei vincoli non se ne curano e, soprattutto, il sabotaggio sistematico da parte degli enti locali delle politiche comunitarie.
Riguardo la sicurezza, ad esempio, dove si assiste ad un sistematico rifiuto di coordinarsi in un intelligence europea, il fenomeno è ormai chiaro. Molto difficile poi per le istituzioni europee gestire, caso importante, la questione dei rifugiati, se le varie polizie nazionali non collaborano tra loro. Poi è facile accusare la EU di sbagliare – la campagna Brexit ha puntato molto sulla “crisi” dei migranti – ma in realtà non è a Bruxelles che vanno cercate le responsabilità. O perlomeno non solo.
D.: L’Europa come Dead Man Walking, insomma. E noi stiamo solo aspettando il momento in cui esalerà l’ultimo respiro. La Brexit è stato il primo passo?
R.: Io non credo l’Europa sia finita. Certo dovrà cambiare qualcosa. Brexit in realtà non farà poi tutti questi danni. Del resto gli inglesi sono stati sempre con un piede solo in Europa. Poi bisognerà davvero vedere se escono, perché il referendum era solo consultivo, e con una maggioranza così risicata… Poi Scozia, Irlanda del Nord, Gibilterra, etc., che useranno il pretesto per sganciarsi, e via dicendo… ma per quanto riguarda l’europa, I due punti da osservare sono:
– la possibilità dopo il voto inglese, che cripto e neo fascisti con la commediola “contro le banche ed il sistema” alzino la testa – oltretutto ben telecomandati da *segue fruscio e rumori infernali*
– Come reagiranno le istituzioni europee, e se capiranno che qualcosa va cambiato, dopo questo referendum.
In sostanza, la domanda vera è ancora: che Europa vogliamo? Questa non sembra proprio l’europa sognata da Altiero Spinelli, ma neanche quella di Churchill. Ma che debba essere Europa non v’è dubbio. Sono consapevole di come potrebbe essere frainteso il concetto, però io credo che, a questo punto, l’Europa vada “imposta”.
D.: Con leggi per le quali nessuno possa dire “sì vabbuo’, io però tengo la mia moneta, la mia misura,…”? Non sarebbe una cattiva idea, anche se non vedo proprio i tedeschi come possano accettare bazzecole tipo il trasferimento fiscale.
R: Non vedo altra soluzione. Non sono i Balcani che fai Rambouillet e poi bombardi Milosevic, purtroppo. L’altra soluzione sono le deportazioni staliniane dei gruppi etnici *ironia* Che poi gli inglesi, quelli veri, alla Graham Greene de “Il sole dei tropici assottiglia il sangue”, di essere deportati, che so, in Spagna, o in Sicilia, gli starebbe anche bene. Scherzo, ovviamente.
Ma questa mancanza di alternative è vecchia storia. E d’altra parte è sempre stato così. La seconda guerra mondiale poteva essere evitata fin dalla conferenza di Varsailles e poi non stremando Weimer ed ignorando successivamente le richieste d’aiuto della Spagna contro Franco…la storia, a quanto pare, è un sistematico cul-de-sac. O meglio “devil’s alternative”.
D: In conclusione, tra la deficitaria lungimiranza delle classi dirigenti e l’ignoranza dilagante, siamo messi nella merda.
R: La lungimiranza è solo di Sybilla. Il punto è che con la tempesta che si avvicina, o si salva il salvabile oppure eroicamente ci immoliamo.
[Alla prossima 😉 ]
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