Diagnosi cliniche

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Le vacanze sono quasi finite e ho ancora un sacco di cose da fare. Tra queste, alcune importanti. Mi era stato suggerito tempo fa di mettere a disposizione la mia esperienza per colleghi e amici che lavorano nel sostegno.
Ogni anno, anche questo che inizierà tra breve, cambio scuola. È la solita storia delle assegnazioni provvisorie: chi intende avvicinarsi alla propria provincia di residenza è costretto a passare un’estate di tensione, fatta di burocrazia e attese stremanti, perché i “vertici” pretendono l’iscrizione del proprio figlio durante l’anno in corso, ma non si curano di provvedere per tempo all’organizzazione scolastiche di “quel” figlio. Così, spesso il genitore saprà il nome dell’insegnante ad anno scolastico iniziato.


Dunque, solo a fine agosto (e questa volta è andata bene) un insegnante, gratia dei, conosce il luogo in cui lavorerà. Mai lo stesso, tranne qualche rara eccezione, o raccomandazione?
Bene, per me inizierà un nuovo anno e non so ancora quale caso dovrò affrontare. Metto a disposizione le mie conoscenze, il mio lavoro, sul caso che ho seguito l’anno scorso. Faccio una premessa, parlerò di diversi casi e siccome per questioni di privacy devo mantenermi entro certi limiti, e siccome non mi piace parlare di un bambino in termini freddi come “soggetto” o peggio ancora denominandolo con una X, ogni caso che andrò a descrivere porterà lo stesso nome: Angelo. È il solo nome che può portare un bimbo con difficoltà, che siano più o meno evidenti, e solo a lui è dedicato il mio lavoro.

Fatte queste doverose premesse, veniamo al dunque.

Il caso che ho seguito mi è stato presentato all’inizio come “bambino autistico con grave ritardo mentale”, salvo poi scoprire (per caso e a metà anno) che era affetto della sindrome di Landau-Kleffner. Può capitare anche questo quando si prende in mano il fascicolo relativo a un alunno. Può capitare che sia incompleto e che i genitori tendano a nascondere informazioni importanti.
Perché queste sono informazioni importanti? Una diagnosi clinica stilata come di deve, un équipe medica che sia degna di questo nome, può mettere in condizioni di forgiare le proprie “armi” didattiche e impostare meglio un’azione mirata che tenda a far crescere e maturare il nostro piccolo Angelo. Sulle motivazioni di queste mie asserzioni sorvolerò perché mi sembra indiscutibile questo dato, ma se proprio non lo fosse dirò soltanto che nel mio caso specifico, sapere che Angelo è affetto da SLK significa che ci sono dei limiti oltre i quali io insegnante non posso andare. Non posso. Allora spiegatemi perchè, seppure non volendo (perché in questo caso io “ignoro” perché sono tenuta all’oscuro, e non , devo sottoporre il mio alunno a un senso di inadeguatezza maggiore di quello che già prova con la sua difficoltà!
Quindi, impariamo ad analizzare per bene le diagnosi cliniche e a pretendere che siano stilate come si deve. Per Angelo innanzitutto, per i suoi genitori che già ne affrontano parecchie, e per noi che guadagnamo uno stipendio non paragonabile a quello di chi stila questi benedetti documenti, che sta comodamente seduto su poltrone imbottite e che non sa cosa siano le crisi che prendono ad Angelo perché non riesce a comunicare (crisi che talvolta, anzi spesso, si manifestano con pugni e calci)… quindi non paragonabile a noi dicevo, che nella scuola ci crediamo davvero.

Ecco, credo di essermi dilungata parecchio su questi aspetti. Conviene aprire una nuova discussione solo per la SLK.

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