L’autrice si interroga su quale sia il ruolo dell’educazione nel mondo di oggi sempre più caratterizzato dalla molteplicità, dall’indipendenza e dalla globalità.
Dall’esempio degli antichi arriva la risposta. Si considera l’idea di “cittadinanza” secondo Aristotele ma soprattutto la “critica” socratica e l’ideale stoico del “cosmopolitismo”. L’educazione liberale a cui si pensa è volta a liberare la mente e lo sguardo da ogni pregiudizio che impedisca di “coltivare l’umanità” in tutte le sue forme.
La Nussbaum individua tre capacità per coltivare l’umanità nel mondo attuale.
“In primo luogo, la capacità di giudicare criticamente significa non accettare alcuna credenza come vincolante solo perché è stata trasmessa dalla tradizione o perché è diventata familiare con l’abitudine”.
La democrazia ha bisogno di cittadini “capaci di pensare autonomamente senza lasciare questo compito a un’autorità, cittadini capaci di ragionare insieme sulle proprie scelte senza limitarsi a scambiare semplici opinioni”.
In secondo luogo, i cittadini devono concepire se stessi non solo come membri di una nazione o di un gruppo, ma anche, e soprattutto, “come esseri umani legati ad altri esseri umani da interessi comuni e dalla necessità di un reciproco riconoscimento.” Tutti ci pensiamo facilmente in termini di gruppo, anzitutto come americani o francesi o italiani, o restringendo ancora la prospettiva, ci pensiamo come italo-americani, o eterosessuali, o afro-americani in primo luogo, come americani o italiani in secondo luogo, e forse, solo in terzo luogo, come esseri umani.
“Trascuriamo bisogni e capacità che ci uniscono a cittadini che vivono lontano da noi o che hanno un aspetto diverso dal nostro. Questo significa che neghiamo a noi stessi numerose possibilità di comunicazione e di amicizia, sottraendoci a eventuali responsabilità”.
“Spesso sbagliamo a negare le differenze, ritenendo che le esistenze lontane debbano essere come le nostre e mostrando scarsa curiosità per modi di vita diversi. Coltivare l’umanità in un mondo complesso e interdipendente significa comprendere come i bisogni e gli scopi comuni vengano realizzati in modo diverso in circostanze diverse. Questo richiede una grande quantità di conoscenze sui periodi storici precedenti, sulle culture non occidentali, sulle minoranze all’interno del paese, sulle differenze sessuali e di genere che gli studenti dei college americani raramente possiedono”.
Il terzo requisito della cittadinanza, collegato ai primi due, è una meravigliosa immaginazione narrativa: “la capacità di immaginarsi nei panni di un’altra persona, di capire la sua storia personale, di intuire le sue emozioni, i suoi desideri e le sue speranze”.
Empatia, dunque, che non significa abbandonare la propria identità e capacità di giudizio. Identificarsi con un personaggio, lo sappiamo bene, significa filtrarlo attraverso i nostri gusti, aspirazioni, sogni. Questo è ciò che avviene anche quando ci lasciamo prendere dalla storia di una persona lontana, o sconosciuta, letta magari sul web. “Ma un primo passo verso la comprensione dell’altro è essenziale per ogni giudizio responsabile, dal momento che non possiamo ritenere di conoscere ciò che stiamo giudicando, finché non comprendiamo il significato che una determinata azione ha per la persona che la compie, o il significato di un discorso in quanto espressione della storia di questa persona e del suo ambiente sociale. La terza capacità che i nostri studenti dovrebbero raggiungere riguarda dunque il saper decifrare questi significati per mezzo dell’immaginazione”.
La riflessione dunque è sugli stereotipi culturali – è possibile disfarsene se si ha la capacità di entrare nelle vesti delle loro vittime – e sulle barriere personali – tutti abbiamo numerosi cerchi concentrici dentro cui ci sentiamo protetti, e nello stesso tempo prigionieri: l’individuo, la famiglia, il vicinato, i concittadini, i compatrioti, l’etnos, la lingua, la religione, la professione, il genere, le classi.
Stereotipi e barriere non devono essere negate ma decodificate per comprendere meglio gli altri. Nessuno avrà mai lo scibile in mano, ma tutti possiamo imparare tanto e se lo facciamo siamo in grado di superare le barriere create dalle lingue, per esempio, e anche sentirci pienamente e consapevolmente parte di una comunità-mondo.
Dunque un libro che mostra l’attualità di alcuni ideali che possono aiutarci a vivere nella cura per la storia delle minoranze, nell’interesse per le culture non occidentali, negli studi sulla sessualità e le differenze di genere. A coltivare la nostra umanità.