Una notte…, di Gianluca Nicoletti (e 2)

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Eccomi a parlare di nuovo di Una notte ho sognato che parlavi.

Vi ho già consigliato di leggerlo qui perché – premo il pulsante della critica letteraria che è in me – da un punto di vista linguistico ritengo sia godibilissimo – ci ripenso su un attimo e mi ricordo che non sono una critica ma solo una cui piace leggere e bene; disattivo il pulsante e torno me stessa.

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Il libro dell’inquietudine, Pessoa

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Tra i libri indispensabili da leggere va collocato sicuramente “Il libro dell’inquietudine” di Fernando Pessoa.
A me è stato consigliato molti anni fa da un amico, che non ringrazierò mai abbastanza. Adesso rigiro il regalo che mi ha fatto a chi si sente inquieto, a chi si interroga sulla vita e sulle emozioni, ma anche a chi coltiva il sogno di diventare scrittore o a chi semplicemente ama leggere qualcosa di eccezionale. Un’unica avvertenza, però: Pessoa è un autore che va centellinato. Se volete leggere questo libro d’un fiato, non arriverete nemmeno in fondo alla prima pagina.

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Una notte ho sognato che parlavi – Gianluca Nicoletti (1)

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Dalla quarta di copertina:

“Queste pagine narrano la storia quotidianamente e banalmente vera di Tommy, un simpatico e riccioluto adolescente autistico. E del suo straordinario rapporto con il padre, Gianluca Nicoletti. Di un bambino che a tre anni era tanto buono e silenzioso – forse persino troppo – e di suo padre che, quando un neuropsichiatra sentenziò:

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A.A.A. Associazioni letterarie & Company

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Qui trovate un mio articolo. Era doveroso farlo per due motivi essenziali: per aprire gli occhi su nuove iniziative che possono sembrare allettanti e che invece risultano solo una perdita di denaro e di tempo prezioso; per ridare dignità a quelle persone che sono state fatte oggetto di scherno da parte di gente che dimentica che cosa sia avere rispetto e che spesso crede di essere migliore, più furba del mondo intero. Un po’ di sana autocritica non guasterebbe, anche perché l’acqua calda è stata già scoperta. E se ci fosse l’onestà di mettere nel proprio curriculum titoli reali, e non inventati e poco credibili come quelli di “editor”, “correttore bozze” e via discorrendo, allora sì che avremmo la possibilità di guardare a nuove iniziative letterarie con tranquillità.

Buona navigazione, gente!

“Non faccio mai eccezioni. Un’eccezione contraddice la regola”

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Qui sopra, un mio ritratto di Benedict Cumberbatch. Qualcuno mi ha detto che e’ molto simile al vero e io ho risposto che prima di arrivare a questo risultato ho fatto tanti di quegli schizzi che potrebbe venirne fuori un’enciclopedia. Il titolo, invece, e’ una citazione da “Il segno dei quattro”.

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Saudade

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Nel libro Leal Conselheiro, scritto fra il 1437 e il 1438, in un’epoca in cui la lingua portoghese era ancora in fase di sperimentazione, almeno quanto alla prosa, D. Duarte afferma:

“E a saudade (…) é um sentido do coração que vem da sensualidade, não da razão, e faz sentir às vezes os sentidos da tristeza e do nojo. E outros vêm daquelas cousas que a homem praz que sejam, a alguns com tal lembrança que traz prazer e não pena. E em casos certos se mistura com tão grande nojo, que faz ficar em tristeza. E para entender isto, não cumpre ler por outros livros, ca poucos acharão que delo falem, mas cada um vendo o que escrevo, considere seu coração no que já por feitos desvairados tem sentido, e poderá ver e julgar se falo certo. (…) E porém me parece este nome de saudade tão próprio, que o latim nem outra linguagem que eu saiba não é para tal sentido semelhante.”

“E la saudade (…) è un senso del cuore che viene dalla sensibilità, non dalla ragione, e fa sentire a volte i sentimenti della tristezza e del dispiacere. E altri ne vengono da quelle cose che all’uomo piace che siano, ad alcuni con un tale ricordo che porta gioia e non pena. E in alcuni casi si mescola con un così grande dispiacere che provoca tristezza. E per intendere questo, non è necessario leggere molti libri, perché pochi se ne troveranno che di questo parlino, ma ognuno, leggendo quel che scrivo, consideri il proprio cuore in ciò che solo negli atti dissennati ha un senso, e potrà vedere e giudicare se dico il giusto. (…) E però mi sembra questo nome di saudade così proprio, che il latino né altra lingua che io conosca non ne ha per tale sentimento uno somigliante.”

Sindrome di Landau-Kleffner

La sindrome di Landau-Kleffner (SLK), o afasia epilettiforme acquisita, è una rara sindrome epilettica caratterizzata da un progressivo deterioramento delle funzioni neuropsicologiche.

La LKS insorge normalmente intorno ai 4-7 anni di età anche se sono riportati casi di esordio prima dei 3 anni e dopo i 9 anni. Il disturbo è più frequente nei maschi che nelle femmine con un rapporto 2:1. L’elemento clinico specifico della sindrome è l’afasia che si organizza in un periodo relativamente breve di tempo, dopo uno sviluppo cognitivo apparentemente normale. Il disturbo assume progressivamente le caratteristiche di un’agnosia verbale che si estende, talvolta, ai rumori familiari.

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